I confini sono il luogo della transizione. Sono linee
sottili e a volte immaginarie che, all’improvviso, si trasformano in muri, in barriere
per difendere o marcare differenze. Linee trasparenti che difendono la vita,
muri che sembrano eterni e poi si dissolvono. I confini mostrano le differenze;
il bianco e il nero hanno un confine.
I confini sono naturali come il carapace di una
tartaruga o l’elica della lumaca o una catena montagnosa o il grembo di una
madre, che protegge la vita, o il nido di un passerotto.
I confini sono artificiali come i muri, le reti
metalliche; Berlino, la Grande Muraglia e tutti i nuovi muri sparsi per
l’intero pianeta. Per dividere e distinguere il bianco dal nero versano il
rosso sangue della vita.
Protezione e difesa si alternano come le ragioni della
vita stessa e come la vita stessa mutano di significato. Il Nero diventa Bianco
e viceversa.
E tutto cambia. E basta alzarsi e seguire uno stormo
di gru bianche e nere in volo nella vastità del cielo perché i muri diventino
linee sottili, lievi increspature del terreno, perché il bianco e il nero si
confondano e si mescolino con i colori dell’universo.